Arrivata dal Nord Europa, la casa passiva è un modello di abitazione che sta conquistando sempre più fette di mercato. La frontiera dell’edilizia sostenibile permette di ottenere il maggior risparmio energetico perché sfrutta al meglio la qualità dei materiali e l’esposizione solare. Un’invenzione tutta europea e nata dalla collaborazione di due università che ha permesso di ideare una nuova generazione di abitazioni. I due team che hanno messo a punto questo nuovo modo di intendere la casa sono stati guidati dal fisico tedesco Wolfgang Feist e Bo Adamson, ricercatore presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Lund in Svezia. Una collaborazione fruttuosa e che ha fatto la storia dell’edilizia perché per la prima volta è stato combinato in maniera coordinata tutto quello che l’essere umano ha a disposizione per avere isolamento termico e massima efficienza energetica.
Era questo l’obiettivo. La casa passiva doveva permettere il riscaldamento e riuscire a garantire ciò anche con le basse temperature del Nord Europa. Così la diffusione è stata capillare e ha coinvolto tutti i paesi dell’Europa settentrionale e centrale con grande interesse anche da parte degli Stati Uniti. In Italia la scelta di puntare sulle case passive sta coinvolgendo sempre più regioni anche a causa delle temperature ormai lontane dal classico clima mediterraneo.
All’epoca della creazione del concetto di casa passiva, era stato stabilito che l’edificio non producesse più dell’energia equivalente di 1,5 litri di gasolio per metri quadrati per il solo riscaldamento. Negli anni è diventato uno standard e ora il fabbisogno energetico utile richiesto per il riscaldamento e il raffreddamento deve essere inferiore ai 15 kWh per metro quadrato in un anno. In Italia ci sono due enti che si occupano della certificazione: TCProg di Pergine Valsugana e TBZ di Bolzano (Günther Gantioler).
A conti fatti le case passive utilizzano dispositivi già presenti. Si tratta del risultato di uno studio approfondito per far coesistere nel massimo equilibrio tutti i fattori. Dalla coibentazione delle pareti agli infissi termici passando per il posizionamento dell’edificio studiato per la migliore esposizione solare all’impianto di ventilazione per recuperare calore durante la necessaria circolazione dell’aria tra interno ed esterno. Portando poi al massimo il livello qualitativo dei materiali di costruzione, le case passive hanno un’efficienza energetica di gran lunga superiore anche alle più recenti normative termiche. Per quanto riguarda i materiali si può utilizzare legno, mattoni e/o cemento.
Dal punto di vista tecnico invece bisogna tenere conto di cinque fattori:
L’isolamento termico è dato dallo spessore del materiale isolante (circa 30 centimetri) e grazie all’applicazione nello strato più esterno della parete. Il calore interno è dato da elettrodomestici attivi, l’illuminazione, il sole che entra dalle finestre, la cucina, l’acqua calda che scorre nel bagno, gli stessi esseri umani che vi abitano. In tal senso è fondamentale l’installazione di impianti di illuminazione validi e la scelta di elettrodomestici secondo i requisiti richiesti. Le finestre invece sono il punto di riferimento per l’isolamento delle case passive. Il vetro dovrà essere triplo per essere più isolante ma soprattutto le finestre dovranno essere grandi per aumentare la luminosità e il calore del sole.
Grande rilevanza è data anche alla forma e all’esposizione che garantiscono un maggior assorbimento di calore. La progettazione permette di individuare le zone che hanno bisogno di maggiore coibentazione e quelle in grado di sfruttare al meglio l’esposizione al sole. Infine la ventilazione deve essere controllata con un sistema che permette all’aria in entrata di assorbire il calore dell’aria in uscita. Un metodo per evitare perdite di calore e consentire un’equilibrata circolazione tra interno ed esterno per uniformare la temperatura delle diverse stanze.